Ridere di Lvi (è cosa buona e giusta)

Ieri mattina sono andato in edicola per comprare un orrendo quotidiano, uno di quelli che scrivono roba alla Studio Aperto, per intenderci. No, non ve lo dico il nome, che poi mi querelano.
“E perché lo hai comprato, se ti fa così tanto schifo?”.
Domanda legittima, caro interlocutore. La risposta è che avevo un mero interesse personale nel farlo, mi aspettavo d trovarci una notizia riguardante un certo evento a cui avrebbe partecipato il sottoscritto.
Niente, ne’ evento, ne’ sottoscritto.
Inutile dire che il suddetto quotidiano ha già trovato il suo spazio tra le cartacce che usiamo per pulire le deiezioni dei nobili deretani di proprietà dei nostri amati cani.
Ma non è del Resto del Carlino che voglio parlarvi (ops, l’ho detto!).
Mentre mi avvicinavo all’uscita della suddetta edicola, ho volto lo sguardo verso il fornitissimo scaffale dei fumetti, e, d’incanto, mi si è riaccesa una lampadina che avevo spento qualche settimana fa.

In bella mostra c’era lui, anzi,
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Inutile dire che ho speso 3 euro e me lo sono portato a casa immediatamente.
Perchè mi è tornato subito alla mente un episodio accaduto al Romics di quest’anno, quello in cui un intelligentissimo esponente di casa pound si è recato allo stand della Shockdom (editrice del fumetto in questione) con l’intento di dare molto fastidio ai ragazzi che ci stavano lavorando.
Il simpatico fascistello di cui sopra, al secolo Davide Di Stefano, ha sagacemente pensato di postare sui social media il video della sua “bravata”, convinto di aver fatto giustizia contro un gruppo di bastardi che ha osato infangare la memoria dell’amatissimo e mai troppo compianto condottiero fascista.
Eccovi il video in questione, seguito dall’intervista a uno degli autori di Quando c’era Lvi, così vi fate un’idea chiara di quello che è accaduto. (fonte Fanpage.it).

Risultato di tutto ciò? Il botto.
Non nelle sedi di casa pound, purtroppo.
No, solo un’esplosione nelle vendite del fumetto. In tantissimi, sottoscritto incluso, hanno pensato bene di comprare Quando c’era Lvi, un po’ per curiosità, ma soprattutto per mandare un messaggio chiaro a quei poveri sociopatici che ancora credono che sia giusto prendere a sprangate immigrati e omosessuali, appellandosi a presunti valori che con l’Italia non hanno mai avuto nulla a che vedere, ne’ oggi, ne’ allora.
C’è da dire, tra l’altro, che il fumetto è molto, molto divertente. Gli autori sono stati bravissimi nel fondere il classico linguaggio dietrologico e ridicolo degli anni ’30 con pezzi della vita contemporanea (vedere alla voce crowdfunding, per esempio). Molto apprezzabili, poi, sono le rubriche  in appendice, in particolare  “C’è posta per Lvi” e “Disimpara l’inglese col Dvce”.
Cito l’autore, Daniele Fabbri: “In Italia si vendono tre milioni di calendari di Mussolini, in tutto il mondo Playboy non arriva a ottocentomila copie. Quindi tira più un pelo del duce che un carro de fregna!”.
E ciò non è bene, amici miei carissimi.
Perciò comprate questo piccolo fumetto, vi prego, ne vale la pena per un bel po’ di ragioni!
Ecco, io avrei finito. Avevo solo voglia di comunicarvi che ho fatto un acquisto d’impulso, che ne vado molto fiero e che spero che molti di voi seguano il mio esempio.
Sempre che siate d’accordo con le mie idee, ovviamente.
In caso contrario non vi porto rancore, vi auguro pace, bene e una bella dose di olio di ricino!

Gio, antifascista a crepapelle.

2 commenti

  1. Naturalmente mi hai fatto venire voglia di comprarlo, non fosse altro che per far dispetto a casa pound. Di quel periodo oscuro i miei genitori mi hanno ampiamente parlato, testimonianze dirette non travisate dagli autori che scrivono la “Storia “, quindi al più presto in edicola sperando di trovarlo

    1. Lo trovi, tranquilla. È grazie anche ai tuoi genitori che sono diventato quello che sono. E ne vado fiero!

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